ANGELO DI MARIO

POESIE

 

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"ogni parola ha un suono che inventa mondi"

Poesie e racconti scelti da:
Milo De Angeli, Franco Loi, Giancarlo Pontiggia,
Gino De Michele, Raul Montanari, Aldo Noce

Vincitori del Premio 20 febbraio 2002

Editrice ARPANet

11 SETTEMBRE

Un mare d'occhi, sguardi fuggitivi
sconvolti d'alba; appena la luce
apriva braccia cariche d'attesa,
perché un dio dell'uomo lanciò l'ascia
a Settembre, diritta contro la forza,
l'altezza, che bruciava un dio dell'uomo.
Crollarono le linee eleganti
dell'ombra; e il gridare del fuoco;
la corsa per le foreste del cuore,
con tutti i piccoli uomini a correre
dentro l'assenza, colmi di preghiere.
A Settembre, duemila uno, s'apre
il silenzio come una gigantesca
meteora di soli che si scontrano
sopra parole, e silenzi di gridi.
Angelo Di Mario

Giudizio di Milo De Angelis:
"Undici settembre" è poesia che, passando dalla storia, giunge ad uno sguardo metafisico e carico di silenzio

+°§+°§

Aldo Nove, Raul Montanari, Andrea G. Pinketts, Tiziano Scarpa

presentano

K E R M E S S E

ARPANET


ANNAN
Il mio silenzio, Annan, porta pietre
di parole schiave, Uomo Annan,
della terra, con le schegge di gusci
che gridano appena sotto i piedi
di tutti, e stanno lì sotto, se guardi
dietro le luci: i vetri dell'ONU
guizzano d'armi, sangue, e voci chiuse.
Ascolta la parola, se è arma
d'eco, piantala sulla forza che spacca
preghiere, e trafuga ogni giovane cuore.
Angelo Di Mario

"Per la consapevolezza metrica entro la quale fluisce un'accorata partecipazione alle apprensionei del mondo. Per il valore dato alla parola come rottura schemi del potere, degli ingranaggi di abbrutimento mondiale negli interessi di pochi."
Aldo Noce

 

Premio di Poesia – Isola La Maddalena

MADRE
MEDITERRANEA

A cura di
Nicolò Carosi
e
Tatiana Pacella

Editrice PAGINE

Da cui traggo una mia poesia:

L’ASSENZA

In un momento come d’altro,
che esci celato a te e agli altri,
imboccando vie ignote, guardi
attento, e noti l’assenza; vibra
la vita sugli archi; un’eco
accusa ritorni impossibili.
Fuoco delle vene accendono
parole prostrate, nodose come preghiere;
l’osso rotola senza memoria;
pare gridi; diventa appena
neve nelle mani del tempo.
Conoscere: questo è il problema
che spacca l’uomo,
gli apre corridoi di porte ed echi,
labirinti di spirali
le cui scale sprofondano
subito; e a miriadi
miraggi emergono
coi loro corpi infiniti.
Non bisogna andare
dove c’è altro, in cui
si lacerano lontane
barche mediterranee
cogli eroi crestati;
e tu ritrovi rotte
cancellate, corridoi
d’acque perenni e diverse.
Angelo Di Mario


UN SECOLO IN UN ANNO

Almanacco paredro
secolare / annuale
sec. XX / a. 2006

Genesi Editrice

Da pag. 427 traggo la seguente poesia:

BESLAN (o gli dèi assenti)
La Festa e la Morte

Scintillavano risa di bambini.
Saluti, abbracci, il tramestio, le mamme
con gli occhi d’oro, e gli odori di festa
quando l’invito è alto da raggiungere.
Ma ad un tratto si ruppe il silenzio,
gelò l’immobilità con il fuoco
dentro le ferme parole; i cuori sospese.
Erano bagliori oscuri di bocche
sigillate; immagini di pietra
che gridano. Scolpite sopra il mondo.
Come il crollo s’aprì, da ogni parte,
dentro-fuori, sopra-sotto, come il crollo
di fuoco si rompevano i silenzi
di sangue, finché non si spensero voci
per mani oscure, volte al dio assente,
che trema tra le teche dei politici.

Angelo Di Mario

 

14-02-06

Apri gli occhi e vedi dio,
fai un passo e lo attraversi;
nemmeno un fiato, un fruscio
odi, né mani, o cenni avversi.

Puoi camminare infinito,
tra luci ed ombre, senza sosta,
Dio è sempre lì dove sosta
il tuo guardare smarrito.

Lo Spazio è il suo divenire
se stesso in ogni esistenza;
ed ogni E’ sa finire
in ogni altra sua Essenza.

Allora stai come il cielo,
che mai passa, come il vento
che copre la luce col velo
perché tu ne sia l’accento.

Angelo Di Mario

03-04-06

Mio padre nelle sere luminose,
rivolto al cielo, diceva, chiedeva;
ma più la meraviglia, ricadeva
sulla luce, su quelle nebulose.

Io ero attaccato alla voce,
come in un bosco di luce;
chiedevo, rispondevo; ero attonito
all’arco; freccia di umili toni.

Poi lì me ne restavo; al muto corso
degli echi; tutto l’argento dei sogni,
che mi corrono strade infinite;
preghiere, slanci ricoprono ogni
scaglia; salgono vele dal morso
rotto, piegate alle vie finite.

Angelo Di Mario






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