Angelo Di Mario | ||
|
An-en-TURSHA Philippe Aziz, "La civiltà etrusca"
"Il maggiordomo del faraone era etrusco!" In questa regione,
tra il Nilo e El Faiyum, Flinders Petrie diresse parecchie campagne di
scavi. Soprattutto nei due paesini di Kahun e di Gurob, come nel piccolo
cimitero situato accanto alla piramide di Havara. E' là che egli
riportò alla luce alcuni oggetti di bronzo che risalivano al regno
di Tutmosi III (1505-1452 a. C.) Questi oggetti, egiziani di forma, presentavano
tuttavia particolari sorprendenti indicanti la loro provenienza straniera.
Vi è innanzitutto uno specchio la cui impugnatura rappresenta una
donna nuda che tiene una colomba accanto al seno. E' un tema che si trova
spesso tra gli etruschi lidi della stessa epoca. Vi sono anche coltelli
d'aspetto strano e ceramiche i cui motivi sono più etruschi che
egizi. Ed è a Gurob che Flinders Petrie fece la più stupefacente
scoperta della sua vita di archeologo: la mummia del più antico
etrusco della storia! Chi è questo etrusco? Né più
né meno che il...maggiordomo del faraone! Questa mummia fu scoperta
nella tomba 23 di Gurob, avvolta in un lenzuolo funebre decorato e recante
un'immagine del defunto. La mummia era ornata di una lunga parrucca che
le scendeva fino alla vita. Ma la parrucca celava una chuioma bionda,
dunque indoeuropea con molta probabilità! L'iscrizione del sepolcro
ricorda che si tratta di An-en-Tursha, che ricopriva la mansione di maggiordomo
alla corte di Ramsete III, intorno al 1300 circa. Ora sappiamo, da varie
iscrizioni, che Turshna era l'appellativo dei Tirseni.... Il maggiodomo
An-en-Tursha fu il testimone privilegiato della prima ondata pacifica
che condusse gli Etruschi in Egitto. Ma, come abbiamo già segnalato,
questa prima ondata sarebbe seguita da una seconda di temperamento bellicoso.
Questa volta, gli Etruschi non erano soli a invadere l'Egitto. Appartenevano
a un'immensa coalizione militare indoeuropea lanciata all'assalto dell'Egitto,
nel XIII e nel XII scolo a. C...." L'autore, come è facile
constatare, come tutti, confonde i Tursha < *Turhussa anatolci, con
gli Etruschi < *ET-u-ru-s-si, anch'essi anatolci, ma già prima
di loro divenuti italici. Tante volte ho spiegato l'origine dei popoli;
qui ripeto l'essenziale: provenivano da un loro dio, i TU-r()-sha, dal
dio hurrico TE-shub, passato in eteo a TA-rhui, diversificato in TA-rhu-n-d,
TA-rhu-n-ta, TA-rhu-n-za, TA-r()-ch-na...; quindi ci troviamo davanti
alla variante *TU-rhui, da cui la dea tirsena TU-r()a-n, e proprio i *TU-rh-u-s-si,
i *TU-rhu-s-se-s-si, i *Tarh-chi-na-s-si...; proprio questa gente governava
le terre occupate poi dagli Ittiti; i loro ultimi re si chiamano AN-i-t-ta
e pi-THA-na 'dio-THA-na'; gli invasori rimasero al centro del territorio,
mentre verso occidente altri Tursha restarono quasi liberi, ma dipendenti
sempre dagli Ittiti; li possiamo chiamare i *TA-ru-u-s-si (TAruuisa, abitanti
di *TAruija 'Troia'), i *TA-rhu-sa-s-si...; quelli della città
di Tarhuntassa, di Dattassa (*TA-rhu-ta-s-sa), di Tarunne (*TA-rhu-s-se)...;
persino del paese di Trymmysn (Licia); come si vede, la parte occidentale
era piena di *Tarhuissa, e *Tarhuissassa... In Italia vennero, anche,
i figli del dio VEL, radice SEL (ell. SÉL-a-s ìsplendore');
varianze: FEL/ EL/ eFl/ FeFl/ aUl/ aPl...da cui i VEL-s-na > i VEL-si-ni;
poi avremo *BOL-s-na; in Asia Minore POL-i-ch-na sul fiume Aes-e-pus (eteo
AS-u-wa 'cavallo'), e POL-io-ch-ni (a Lemno); senza contare tutti gli
altri popoli, soffermiamoci al problema etrusco; quale può essete
stato il dio di costore, se cominciavano con ET; la radice è sempre
una sequela di varianze, come per TE-shub > Tarhui > *Turhui, come
per SEL > VEL > EL; qui, per gli Etruschi, dobbiamo partire dal
dio SAT 'Luce' (gli dei erano LUCE); apriamo con SAT di *SAT-u-s-sus >
SAT-u-r-nus; ma questo è già complesso, ricominciamo dal
semplie e chiaro SETH-re 'il fuoco', e poi SETH-la-ns 'il vels. VEL-cha-ns/
VUL-ca-no'; procediamo più in fretta: SAT/ SET/ SIT/ SUT < FAT/
FET/ FIT/ FUT > AT/ ET/ IT/ UT: e rimaniamo a ET-na 'fuoco', IT-a-lia
'(paese) del 'Fuoco'), IT-a-ca '(isola) di Fuoco', certamente in Sicilia;
chi vi metteva piede, rimaneva o ripartiva, avrà avuto l'impressione
di un luogo abitato da una divinità immane; anche UT-u-ze (OD-i-s-seÚs
(-seFs) era figlio di UT-u, ET-na), era figlio del 'FUOCO' della Sicilia;
per questa ragione UL-i-s-se tornò in Patria, dal padre (LA >
LA-ris > LA-ri-s-sa >) *ET-u-s-ko/ IT-a-li-co LA-r-tha/ LA-e-r-te;
accecò il padre ET-na, oscurando la suo bocca ardente; solo un
figlio del dio poteva compiere anche queste gesta magnifiche.... Per dire,
brevemente, che la radice ET/ IT/ UT (dio UT-u, antichissimo) si diffuse
nel continente, e gli abitanti li chiamarono con un appellativo appena
diversificato, anziché *ET-a-li-s-ki, *IT-a-lu-s-ki, pronunciarono
*ET-u-ru-s-ki; varianza da paragonare ai VEL-i-s-si con i *VEL-a-s-ki
(PEL-a-s-gi); una specie di Italici/ Italioti del Continente; ecco perché
il loro nome era già consolidato, quando sbarcarono i Tirseni ed
i Velsini; loro già c'erano; ma anche essi provenivano dal Medio
Oriente, proprio come i Tirseni ed i Velsini; tutti e tre questi popoli
si insediarono nel Centro Italia, ricchi di civiltà ANATOLICA,
fondando le premesse per l'Impero di Roma; della RO-ma anch'essa anatolica;
radice RA/ RE/ RI/ RO/ RU: etr. RA 'Sole' > 'RO-s-so/ (colore) di RA',
RE-a 'di RA/ della luce di RA', RE-tia, etr. RI-l 'soli > anni', RO-s-so,
ted. RO-t, sab. RU-fus,lat. RU-ber, eto RU-wa > RU-wa-tia, etr. RA-ma-tha
'Lucia', gr. e-RU-th-rós (e- protetica); ma in un articolo su STUDI
MICENEI ED EGEO-ANOTOLICI, Fascicolo V, vi si può leggere un articolo
di Onofrio Carruba sulla parola anatolica RUNDA; dico subito che si tratta
di un termine contratto, sta per RUWANDA; seguono molti esempi, variazioni,
nomi composti; ma a pagina 39 compare una valenza straordinaria, per il
Lazio: !RUWAN in altri termini è lo stesso dell'eteo NUWAN/ NUMAN";
quasi a suggerire la valemza RUWA/ NUWA = RUMA/ NUMA. Chiunque capisce
subito come i *RUmani ed i NUMANI potevano considerarsi, se non fratelli,
almeno cugini. Infine il re di Tarhuntassa, va considerato con la massima
attenzione: costretto a patti dal re ittita MU-wa-ta-l-lis (in nostro
ristretto Metele), questo reggente si chiamava KUR-u-n-tas (* SUR-un-tas,
da SAR 'sole' > ...SAR...SUR...KUR/ CIR-o...); senza addentrarmi ancora
in sviluppi fonetici, ai quali rimando, ripetutamente indicati nei miei
articoli e libri, direi subito che ci potremmo benissimo scorgere il futuro
QUIR-i-(N)nus, salito in cielo perché rappresentava "la LUCE";....
Ma ritorniamo a ET/ IT: noi vogliamo capire meglio questo popolo divino:
su UN SOLO SPECCHIO compare il dio ET-u-le "il Sole" che, trafficando
con SETH-la-ns "il Fuoco", armeggiano per costruire PEC-se,
il famoso *FECuse lat. EQ-u-us "il cavallo/ PEG-a-so"; Sole/
Fuoco uniti per plasmare e cuocere la creta; in una iscrizione retica
trovo l'iscrizione kastriesietuninlapet, ossia KAS-t-ri esi ET-u-ni inlapet
"Al dio CAS-to-re (lo splendente) e al dio ET-u-ne (il Sole) offerta
sacrificale". Ma ET esiste ancora nella lingua ellenica; FET-o-r,
FET-os, ET-o-s "(tempo) di ET = Sole" > *AT-no > AN-no".
Ci sono, come è chiaro, chiari riscontri per affermare che gli
*ET-u-ru-s-si fossero "figli di ET"; come gli *IT-a-li-s-si
da IT (altro che VIT-u-lus!). Per completezza, aggiungiamo anche, brevemente,
il significato attribuibile ai SIC-a-ni ed ai SIC-u-li; derivano anch'essi
dalla "LUCE"; eteo SAK-u-wa "Luce > vedere > occhio";
SAK-u-wa-s-sa "dio del vedere; degli occhi", ted. SEH-e-n >
*SEK-e-ne "Luce, vedere"; SC-e-na > *SAK-e-na "(luogo)
per vedere", come il TE-a-t-ro (da THE "luce, vedere").
Il CIC-lo-pe, confuso con KIK/ rotondo -Ops/ occhio", va ricondotto
invece a *SIK-u-los "l'Ardente", spostato prima a *SUK-u-los,
ancora a *KUK-o-los, infine a *KUK-o-loFs, a *KUK-loPS, dove la Fs passa
a Ps, in moltissime parole, come ho scritto cento volte, ha confuso gli
Orecchianti OMOFONISTI, persuadendoli che si trattasse di -Ops "occhio";
in realta' corrotto proprio da F, divenuto, molto spesso b, f, m, p, mp,
ph, mph, u, w. Chi non ricorda LAUK-o-s "lucente";, ed l'identico,
corrotto g-LAUK-OPIS "lucente";, ma tradotto con "lucenti-occhio",
immaginato da gLAUK + ops/ opos; parola due volte errata, per la G affissa
(come in g-LOS-sa, g-LOT-ta "LI(n)G-Ua" (ell. LEG-o "DIC-o")
e questo -ops, varianza da os, oFs, oPHs. Completo l'esposizione soffermandomi
su una testimonianza assolutamente condivisibile; si tratta dei re tirseni
preittiti, e di quelli ittiti, ma che presentano anche nomi tirseni, come
testimonianza che rimasero nel novero della dinastia, anche dopo; l'influenza
fu anche stesa ai Tirseni rimasti verso Occidente. ecco l'elenco riprodotto
in una mia recnet opera, ma tratto da O. R. Gurney, Gli ittiti, pag. 273/274:
Tirseni Preittiti: Pi-Thana 'dio-Thana'; e suo figlio ANitta (Arntha);
Tabarnas, figlio; epoca, intorno al 1700 a. C; regnanti ittiti: Tudhalijas
I (tirs. Thvethlies < ^ThuFethalies, 1740-1710, (?); Pu-Sarruma 'dio-Sarruma/
Sole', 1710-1680, figlio; Labarnas I, 1680-1630, figlio; Labarnas II =
Hattusilis I, 1650-1620, figlio; Mursilis I, 1620-1590, figlio adottivo;
Hantilis I, 1590-1560, cognato; Zidantas I, 1560-1550, genereo (?); Ammunas,
1550-1530, figlio; Huzzijas I, 1530-1525, (?); TELEPINUS (tirs. SEL(e)VAN(u)S),
1525-1500, cognato; Hantilis II (?), 1490-1480, (?); Zidantas II (?),
1490-1480, (?); Huzzijas II (?), 1470-1460 (?); TUDHALIJAS II, 1460-1440,
(?); ARNUVANDAS I (Arntha), 1440-1420, figlio; Hattusilis II, 1420-1400,
fratello; TUDHALIJAS III, 1400-1380, figlio; Suppiliulumas (*SuFjljunuFa
< *SULunias), 1380-1340, figlio; ARNUVANDAS II, 1340-1339, figlio;
Mursilis II, 1339-1306, fratello; MUVATALLIS (tirs. Metele), 1306-1282,
figlio; Urhi-Tesub = (Mursilis III), 1282-1275; Hattusilis III, 1275-1250,
zio; TUDHALIJAS IV, 1250-1220, figlio; AENUVANDAS III, 1220-1190, figlio;
Suppiliulumas II, 1190-?, fratello. Da .13: MEG, Parte II, testi, I°
Serie: Astu?..mis; MUVATALIS I°; LAX-Imas 10I°; LAx.Imes I°;
MUWAI; MUWAIS; Halpa-RU(WA)atias I°; Muvatalis; Muvatalis II°;
Halpa-RU(WA)tias; Halparuwatias II°; LAxL-mas 10II°; halparuwatias
III°. Qui appresso presenterò alcune iscizioni
significative, ricollegabili ai re tirseni; dal mio recente libro "ISCRIZIONI
TIRSENE E VELSINIE (etrusche) A CONFRONTO", pag. 3 traggo la seguente: Angelo Di Mario
|
|