Angelo Di Mario

 

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VELussa/VILussa>Fílios

scoperta della città di VELussa/VILussa>Filìos


    L’europeo era la lingua unitaria, originaria; l’anatolico ne rappresenta una prima differenziazione, i residui; se vogliamo comprendere gli sviluppi, notevoli, riscontrabili nel greco, nel sanscrito e nel latino, dobbiamo risalire al modello di confronto elaborato per potervi far passare i termini, ormai troppo deformati delle lingue mature. Questa affermazione può sembrare arbitraria, ma in tutti i miei articoli e libri ho ampiamente dimostrato che l’indoeuropeo va filtrato, in particolare, attraverso sequenze desinenziali; l’analisi proposta più volte, RADICE MONOSILLABICA (a, ak, ka, kar, kr), DESINENZE MONOSILLABICHE (-sa, -sas…..), l’applicazione pratica della CINEFONESI, che segue il percorso dei singoli suoni, invece ci permettono la riscoperta del lemma originario; serve solo un modello dinamico che porti alle terminazioni primitive attraversando i cambiamenti delle consonanti e delle vocali: -sa, -sa-sa/ -s-sa, -sas, -sa-sas, -sas-sa, -sas-sas, -sa-sa-sa/ -sa-s-sa…..; -se/ -ce/ -ke, -ne, -re….. -ze/ -z ; -sa-sa > -sa-la/ -s-la, -la-la/ -l-la/ -la, -sa-na/ -s-na/ -ch-na/ -th-na, -r-na, -r-sa, -s-ta, -ta-ta/ -t-ta/ -ta, -na-na/ -n-na/ -na, -na-ta/ -n-ta/ -n-t…..; così per -si > -ri, -ni, -ti/-te/ -t, -zi/ -z, -ei, -i…..; -si-si > -s-si/ -si, -s-le, -s-ti, -ti-ti/-t-ti/ -ti, -n-ti/ -n-te/ -n-t…..( es.: lat. *AM-a-si > *AM-a-ti > AM-a-t(); *AM-a-s-si > *AM-a-n-ti > AM-a-n-t()…..: sscr. da-DA-ti, gr. dí-DO-si/ dí-DO-ti ‘da-egli’; lat. de-DI-t() ‘dette-egli’…..). Possiamo partire proprio dal greco ERáo ‘amo’, per -s-s: *ER-a-s-sos > ER-a-s-tós, *ER-a-t-tos > ER-a-()-tós, ER-a-n-nós, ER-á-s-mios ‘amabile’; qui le tracce appaiono chiarissime; ma non bisogna andare lontano per continuare: THÁL-a-s-sa/ THÁL-a-t-ta ‘acqua > mare’, radice SALe ‘acqua/ salata’, SALiva, SALaria ‘(via) dell’acqua’ (costeggiava il *F-LU(C)-me-n Tevere; LAGo ‘acqua’, LACrima/ gr. DÁKruma…; lat. LUGeo, F-LUC-tus…..); prendiamo ora la quasi omofona gr. SÉL-a-s ‘luce/ splendore’, da cui deriva *SEL-a-s-sa, ossia SEL-á-n-na (Saffo) > SEL-á-()-na ‘di SEL/ luce > Luna’, SEL-é-()-ne ‘luna’; ma SEL-/SOLe perse l’iniziale divenendo anche il gr. ()Élios ‘Sole’, da cui ()EL-é-ne ‘della Luce > Luna/ ELena’; ancor prima recuperiamo, con F/V, le voci intermedie FEL, tirseno (etrusco) VEL ‘Sole’, per decine di nomi: FALeria/ VALeria, VELia, FELsinia, VELus, VELussa, VELusla, VELche, VELthe…..VELthinathuras < *VELthinassas; con FOL > BOLsena, VOLsinia…..; VILussa si semplificherà passando a FÍLios(sa)/ FÍLion(na) > Ílios/n ‘(città) di FEL/ VEL/ VIL/ IL’…..Non ci aspetteremmo dalla radice Tirsena/ volsinia VEL, i *FELessi, ossia i *FELenni > ÉL(l)-e-nes ‘gli ELleni’, nonché i *FEL-a-s-ko-si > PEL-a-s-go-()í ‘i PELasgi’! E che proprio i *FELenni, ancora anatolici, furono tra i primi Tirreni/ Velsinii a sbarcare in Italia. Gli elementi appena descritti ci permettono intanto di confrontarci Troia; siccome le città venivano dedicate ad un dio (SAR ‘sole’ > SARissa > SARanda > *ARissa > ARinna/ ARatta ‘(città) del dio SAR > PAR/MAR/AR/ Sole’…), basta poco per stabilire che non provengono da radici compatibili; infatti a Troia adoravano il dio hurrita TE-shub; sappiamo che passò rotacizzato presso gli Etei (MEG), dove fu detto TA-rhui; gli Ittiti lo rideterminarono in TA-rhu-n-d() (GIT) < *TA-rhu-n-t(a) < *TA-rhu-s-s(a) > Tarhunta/Tarhunza; i Luvi/ Tirseni in *TA-rhu-chun > TA-r-chun (M. Cristofani, DDCE) ‘Tarchonte/ Targete/ Ta()gete’ (Avle Tarchunus ‘Aule di Tarchun’); sicché la forma originaria dovremo riscoprirla in *Tarhussa > *Tarhussja > *Tarhujsa, se gli Ittiti ce la conservano come Taruuisa (GIT), contratta *Truia ‘Troia’ ‘(città) di Tarhui’; il suo re si chiamava *SAR-i-s > *F-AR-i-s > P-ÁRis, tirs. M-ARis ( > gr. ()ÁR-e-s), tirseno > lat. M-AR-s/ M-A(Vo)R-s/ M-a(Me)rs; evidente la sostanziale differenza tra le due città; inoltre a Tarhui fu dedicata anche Tarhunta-ssa (GIT; QSI), re *KURussas > KURuntas/ QUIRi(n)nus ‘Solare’, ved. SURya- ‘sole’ (LLI); con s > c/k/ch (tirs. -c/-k/-ch ‘e’) abbiamo il gr. KÚRos ‘CIRo/ Sole’; anche in Italia passò con la varianza -s > -th/ -ch ( *siras, cret. Lineare A siru/ siru-te ‘testa’; forse s/z *ziraS/ *zilas > zilaTH/ zilaCH ‘capo > tele’, se tele (t/z, r/l) non derivasse da (epi-)téllo ‘ordino’), generando il nome della città di *TA-rhu-n-CHA-s-sja > *Tarhuchannja > Tarqui(n)nja; ma dette origine anche a Tartesso, a Dattassa (GIT) < *Tarh()tassa, ‘la città del dio Datta/ dei Darda()ni’ < *Tarhitanni. Ritengo che siano sufficienti questi pochi cenni per stabilire reali contatti tra la patria originaria dei Tirse(n)ni, l’Anatolia preellenica, e l’Italia: *Tarhussi/ *Tarhunni > *Turhusessi/ *Turhusenni; *Turhuski, *Truski…..*E-Turhuski…..Tricháïkes (Iliade 172/177) *Turhishaikkes() < *Turhishaissesi > *Turhshenno(s)i; indoviniamo così perché in Italia la città che ebbe maggiore rilevanza fu proprio VELussa, non solo per le decine di nomi che derivavano da VEL, ampiamente documentati, ma perché rappresentava la capitale, il centro religioso e politico della confederazione tirsena/velusna, sotto la denominazione di VOLsinium (GELC), ossia VOL-si-nja, palesamente derivata da *VEL-si-nja < *FEL-si-sja < *VEL-i-s-sja < VEL-u-s-sa/ VIL-u-s-sa, la famosa Uilu(s)siia/ Vilu(s)sija (GIT), che compare negli Annali di Tudhalia IV, il re ittita che visitò quei paraggi, posta appena prima di Taruuisa! E’ la vera città madre, con il suo re ALaksandus (GIT) < *FAL-a-s-sas-sus > *FAL-e-k-sas-s()-sos > ‘()AL-é-k-san-d()-ros, tirs. ()EL-s-()en-e-t-re/ ()EL-c-sn-e-t-re; altro indizio della provenienza di questo popolo, i Tirseni in genere, dall’Anatolia, appunto, ricchi di quella cultura, orientalizzante, un po’ ellenica arcaica, non acquisita nel nostro territorio, come si afferma da secoli; ci partirono con essa. Dionigi di Alicarnasso riteneva che si chiamassero Tirseni per via della loro abilità a costruire ‘torri’, gr. túrseis; ma i Tirseni la dicevano parchis (TLE, 165); poiché sosteneva che nessuno sarebbe stato in grado di capire la loro lingua, perché allora li definì con un termine improprio; grandezza dell’omofonia, alla quale non sempre rimane facile sottrarsi; si prodiga anche a spiegare RASNA, come altro nome di questo popolo, desunto da quello di un generale famoso; ma se significa ‘di RA > SACRO!’ (v. s.). Eppure una schiera ininterrotta persevera a ripetere le omofonie di Dionigi di Alicarnasso; sono sicuri che quello avesse colto nel segno, pur non conoscendo nemmeno una parola di tirseno. Ritengo che siano chiari i sintetici elementi addotti, resi possibili dai percorsi fonetici; con essi è ragionevole indicare con certezza il luogo dove va sicuramente situata la città di VILussa; si individua su A CLASSICAL MAP of ASIA MINOR, sito definito Bd, indicata col nome di POLichna; come si può osservare, basta affiancarci subito la città di Lemno POLiochni, per riscontrare una palese uniformità, anche; ma se partiamo dalla desinenza fondamentale -s-sa, scopriamo una serie dinamica che si allarga fino in Italia: VELasnas, VELznal, VELimna, VELisinas, VELisnas, VELusa, VELussa, VELusna; con l’arrivo della O, sconosciuta ai Tirseni, anche da noi compare FEL > BOL/POL: FALeria, FELsinia, BOLsena, VOLsinia, VOLsinium, VOLterra < VELathri/ VELthre…... Infine non bisogna tralasciare l’EL(l)es=ponto ‘di VEL=mare’, proprio situato tra l’OL-impo/ *FEL-iFwos ‘ (monte) di VEL/ (F)OL’ sull’isola di Lesbo e la città sacra ad un passo sotto l’Ida; tra due torrenti, all’inizio del fiume Aesepus, che significa ‘Cavallo!’: eteo asuwa (MEG), scr. asva-, licio esba, tracio -asbo < *asepo (AGI). Quindi VELUSSA/ VILUSSA si equivalgono, come POL-i-ch-na/ POL-io-ch-ni con VOLsinia/ BOL-se-na. Per ulteriore elemento di chiarezza, mi soffermo su qualche carica etrusca; i significati attribuiti non sono sempre determinabili con esattezza (padrone/ signore/ re…..); consideriamo zil-()-C/ zil-a-TH/ zil-a-CH ‘tele’, zil-a-CH-NU ‘teleste’; ma per entrare nella struttura, occorre ripristinare le desinenze fondamentali -s, -s-s, quindi avremo *zilas, *zil-a-s-su, con gli sviluppi *zil-a-s-nu, *zil-a-s-tu, *zil-a-(t)-tu, ossia raggiungiamo le più recenti voci greche tel-é-s-tas/ tel-e-s-tés, tel-e-()-tés/ tel-e-té, mic. tereta/ *teleta/ *zeleta (valenze fonetiche z/t, r/l, n/t). Iscrizioni da M. Pallottino, Testimonia linguae etruscae: TLE, 91: z(i)lci Vel(u)s Hulchniesi Larth Velchas Vel(thu)rs Aprthn(al)c c(la)n sacnisa thui (ei)th suthith acazr "Essendo tele (il figlio) di Vel Fulch(i)nie, La(e)th(e) (dei) Velcha di Velthure e della Apr(i)thna f(igli)o, secondo l'uso qui in questa tomba consacrato." TLE, 99: Larth Ceisinis Velus cizi zilachnuce methlum nurphzi canthce calusin lupu meiani munisuleth "La(e)rth(e) (dei) Ceisini di Vel (figlio) tre volte fece il *teleshna/ teleste nell'assemblea, nove volte resse il potere regio. Morì mentre era signore/ regnante." Zilachnuce, *tilastu-se/-ke; methlum, *F-eTHl-u-m, TH infisso, -m()/-p() posposizione anatolica, quindi *F-el-u-m(), gr. alía, Eliaía; calusin, cario géla (*gera?) 'basileús', glossa lidia koal-ddein/ basiléa (AGI, Hesich.), *koali(s)seis (s > t/d); m-unisu-le-th, *F-unisu-se-d, *F-unisu-de-d, mic. w-anaka, gr. F-ának()s, più la desinenza anatolica -du, -tu, -t (-th), oppure -danda (-dad > -lath) (LLI). TLE, 190: Statlanes Larth Velus lupu avils XXXVI maru pachathuras cathsc lupu "(Degli) Statlane La(e)rth(e) di Vel. Morì ad anni XXXVI. (Era) signore degli ottimati e di Catha (Cheta, Katti/re) (quando) morì." M-aru, eteo w-asha 'signore', ittita ishi-, hurrico iWris < *iFris < *ishis, lat. herus/ erus, pari=cida 'del signore/ padrone=uccisore' (non padre); pachathuras < *F-agassas, gr. agathós ‘buono > ottimate’ > *Fagatorum/ *Fagato()on; caths, Catha/ Cautha ‘Fuoco/ Sole’, gr. KAío ‘brucio’, CAuterio…..; Thutmosis ricevette doni dal ‘Gran Cheta’ (GIT) > ‘il Grande Sole’. TLE, 165: Arnth Churcles Larthal clan Ramthas Pevtnial zilc parchis amce marunuch spurana cepen tenu avils machs semphalchls lupu “Arunth(e) (dei) Churc(u)le di La(e)rth(e) figlio (e) di Ram(a)tha PeVt(i)nia. Tele della torre è stato e il marone cittadino capo fece. Ad anni cinque settanta morì.” M-arunuch, eteo w-asha > *F-ashanus (s/n/l), gr. b-as-i-leús ‘(rappresentante) del signore’; quindi marunu, il futuro barone, indicava un viceré, lidio p-al-Mlul < *P-as-Fsus, frigio b-al-lén < *Fas-ses (s/l); ma questa parola ‘del signore’ è ricca di derivazioni: eteo hasusra (MEG, T.) < *F/HAS-u-s-sa ‘quella del signore/ regina/ divinità’, cretese L. A ASasara < *AS-a-s-sa, con s/th ATHena, per *ASHena, lidio ASnil (DSS), osco ASanas (LIA, 4 C: forma laconica asanân = Athenôn). TLE, 570: tesns teis rasnes ipa ama hen naper XII ‘disposizioni/ leggi quelle sacre che sono proprio in parti XII’; tesne rasne ‘disposizione sacra’; tesne eca ‘la disposizione, questa’. TLE, 137: …(L)arisal Crespe Tanchvilus Pumpnal clan zilath (mechl) rasnas marunuch (cepe)n zilc thufi tenthas marunuch pachanati ril LXIII “…. di (L)aris Crespe (e) di Tanachilla Pup(i)na figlio. Tele (del consiglio) ( > umbro ekvi, eikvase ‘collegi’, TI) di RA/ sacro, il marone (cap)o, il tele più volte fece (e) il marone bacchiano. A soli/ RI- LXIII (morì).” Pachanati < *Fakanase, spiegabile con la biligue lidio-greca: Nannas BachiValis ArtimuL (DSS) “Nanna Bacchiale/ *Pachiano/ di Bacco (figlio) ad Artemide”; Nánnas Dionusikléos Artémidi “Nanna *Theonisikuleo/ di Dioniso (figlio) ad Artemide”. Notevole B-AK-i-Wa-lis, radice SAK ‘luce > vedere > occhi’; nes. SAKuwa ‘occhi’ (MEG), SAKuwassa ‘dio degli occhi’, con lo sviluppo SAK > FAK > AK, gr. BÁK-chos < *SAK-e-sos ‘dio Luce’ (prima che ‘del Vino’), tirs. AUK-é-los ‘luce > vedere = Aurora’(TLE), ted. SEH-e-n ‘vedere’ > ()AUGen ‘occhi’, lat. ()OCulus, paragonati alla radice THE ‘luce > vedere’, da cui THEós/ DIo/ ZEús e *Dio-nu-se-ku-seFos; riferibili entrambi al concetto di ‘luce > vedere > occhi > questo’. Dunque, né túrsis ‘torre’, ma púrgos ‘torre’; li avrebbe dovuti chiamare *Parchissi; e nemmeno Rasna, l’immaginato generale. TLE, 325: Tutes Sethre Larthal clan Pumplialch Velas zilachnu ciz zilcti purtsvavcti lupu avils machs zathrums “(Dei) Tute Sethre di La(e)rth(e) figlio e di Pop(i)lia Vela. Fu teleste tre volte; mentre era tele presidente, morì ad anni cinque venti.” Interessante la magistratura definita zilcti purtsvavcti, risolvibile con le desinenze dell’eteo, in -s-si > -s-ti > -r-ti: anatasta-rti < *anatastassi ‘per malvagità’, hatasta-r-ti/ ha(t)tarti < *cap-ta-s-ta-s-ti ‘per capacità/ intelligenza’ (MEG); quindi *til-a-s-ti *puritasFaFsti. TLE, 365: Lth Velu Lth Tlesnal Cicunias clan purthne “L(aer)th(e) Velu di L(aer)th(e) (e) di Tlesna Cicunia figlio. Pritano.” Notevole Tlesna, da mettere in parallelo con il licio Tlanna ‘di *Tlassa’ (DSS), gr. Tloeús < *Tlossos; riguardo a purthne ‘pritano’, consideriamo le indicazioni che affermano come la Grecia, in epoca preistorica, fosse sotto il dominio anatolico, ce lo conferma la città chiamata Yttenia < *Uttennia < *HUTH-e-mina ‘Quattro-città’, ribattezzata poi Tetrá-polis ‘Quattro-città’; e la notizia che i Tirreni fossero i padroni del Partenone, per molto tempo, prima che ne fossero scacciati; sorge il dubbio sul significato attribuito a quel famoso monumento; anziché riferirsi alla parthénos ‘partorita > figlia ( > (ancora) vergine)’, altra omofonia, avrebbe potuto, invece, appartenere all’ufficio dei *purtenes > *purtenannes ‘dei Pritani’, prutaneîon < *purtane(ss)jes; tanto si somigliano le parole, che l’omofonia confonde la semantica e la storia; lasciando però un dubbio fondato, da rifletterci sopra. TLE, 171, eprthne-; 233 eprthne…..: da *EPER-the-te (t/n); gr. upér/ S-uper, UPÉR-ta-tos/ *S-UPER-ta-te > *UPR-ta-ne/ EPR-th-ne ‘Sommo, Supremo’; diverrà ()I(m)PER-a-to-re, umbro (S)-E(m)B(e)R-a-tu-r (LIA) > *S-eFp(e)r-a-to-se. Queste cariche pubbliche, dalla forma così antica, nessuno potrebbe sostenere che i Tirseni/ Velsinii le abbiano prese in prestito dai Greci del Meridione d’Italia; erano praticate al tempo della guerra di Ilio, di Troia e di molte altre città, coinvolte in quella multietnica guerra anatolica. L’indicazione del sito Bd è stata depositata da tempo presso la S.I.A.E, poi mandata alle seguenti Istituzioni perché vi ponessero l’attenzione dovuta: Accademia Nazionale dei Lincei, Soprintendenza Archeologica per il Lazio; Sindaco del Comune di Bolzena; Ambasciata della Turchia, Ufficio Informazioni. In un prossimo articolo indicherò altri documenti che mi hanno permesso questa affermazione; quindi non si tratta solo di uno studio fonetico, ma di una ricerca in vari campi, dove è stato possibile trovare le testimonianze certe, che confermano quanto sopra brevemente dichiarato.

Bibliografia
  1. MEG, P. Meriggi, Manuale di eteo geroglifico, 11, 24, 28, 43
  2. Testi, Parte II, 2 e 3 Serie, p. 254
  3. GIT, O. R. Gurney, Gli Ittiti, 166, 85, 86, 52, 60
  4. DDCE, M. Cristofani, Dizionario della civiltà etrusca, 285
  5. QSI, F. Imparati, Quattro studi ittiti, 23
  6. LLI, A. G. Ramat – P. Ramat, 62, 205/209
  7. GELC, B. Nogara, Gli Etruschi e la loro civiltà, Indice
  8. TLE, M. Pallottino, Testimonia Linguae Etruscae, Indice
  9. AGI, Archivio Glottologico Italiano, Volume VLIV - F I, p. 12
  10. V. XLV - F. I, p. 5
  11. DSS, J. Friedrich, decifrazione delle scritture scomparse, 121, 116
  12. LIA, V. Pisani, Le lingue dell’Italia antica oltre il latino, 4 C., p. 48/49
  13. TI, G. Devoto, Le tavole di Gubbio, p. 11
  14. Tabulae Iguvinae, Indice

   I miei recenti libri possono spiegare con più particolari quanto qui accennato:
“La lingua degli Etruschi”, ALBERTI & C. Editori, Arezzo;
“Lingua etrusca. La ricerca dei Tirreni attraverso la lingua.”, Edizioni CANNARSA, Vasto.

Angelo Di Mario     
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