Angelo Di Mario | ||
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LA CHIMERA NEL PAESE TRMMISN
Iliade,
VI, 163/ 182: "Preto, che tu possa morire, se non ammazzi Bellerofonte, a me volle unirsi d'amore, ma io non lo volli!" Disse, e il furore s'impadronì del re, tal cosa udiva. Ma si guardò dall'ucciderlo, n'ebbe scrupolo in cuore, e lo mandò nella Licia, gli diede segni funesti, molte parole di morte tracciando su DUPLICE TAVOLA, e ingiunse, per farlo perire, che la mostrasse al suocero. Egli, dunque, andò in Licia, guidandolo i numi gloriosi. Ma quando giunse in Licia e alla corrente di Xanto, di cuore l'onorò il re della vasta Licia, per nove giorni gli fece accoglienza, uccise nove buoi. Poi, quando apparve la decima aurora rosee dita, lo interrogò, e chiese il segno a vedere, quello che gli portava da parte del genero Preto. E, quando ebbe avuto il segno funesto del genero, per prima cosa volle che la CHIMERA invincibile uccidesse; questa era di stirpe divina, non d'uomini, LEONE davanti, dietro SERPENTE, CAPRA nel mezzo, soffiava un fiato terribile di fiamma avvampante. Iliade, II, 166/178: e si lanciò d’un balzo giù dalle vette d’Olimpo. Giunse rapidamente alle agili navi degli Achei; trovò Odisseo, simile a Zeus per saggezza, fermo; non egli davvero la nave nera buoni scalmi toccava, poi che animo e cuore gli empiva amarezza. Standogli accanto, disse Atena occhio azzurro: “Figlio glorioso di Laerte, abile Odisseo, così dunque a casa, alla vostra terra patria fuggirete, balzando sulle navi ricche di remi, e lascerete a Priamo e ai Troiani, motivo di gloria, l’argiva Elena, per cui tanti Achei perirono a Troia, lontano dalla patria? Odisseo, dal dio UT-u ‘Sole’, *UT-u-s-sos/ UL-i-s-se (t/l), tirs. UT-u-ze ‘Solare’; Atena, dalla divinità AS > ATH: Asasara/ AS-a-ra, AS-a-na, AS-ni-L, ATH-e-nã; Elena, da SEL > VEL > EL: SEL-é-ne > VILina > EL-é-ne ‘Luna’; Troíei < *Taruisi ‘a *Taruia/ a Troia’; LAerte, da LA, gr. LÁ-o ‘luce > vedere’, LA-sa ‘chi (prov)vede’, LA-ris < *LA-sis ‘Lucio’, *LA-ri-tes > LA-r-th() e LA-e-r-tes ‘Lucente’, con le tante LArissa ‘(città) del Sole’, e la più antica, LArsa, indizio sicuro della prima civiltà indoeuropea, penetrata fino al bacino meridionale dei due fiumi; ce lo confermano anche la superiore civiltà di Aratta e di Susa, decadute durante l’invasione dei barbari Sumeri. brillano ardendo, se l'aria è priva di venti; si scoprono tutte le cime e gli alti promontori e le valli; nel cielo s'è rotto l'etere immenso, si vedono le stelle; gioisce in cuore il pastore; tanti così, FRA LE NAVI E LO XANTO SCORRENTE lucevano i fuochi accesi dai TEUCRI DAVANTI A ILIO; mille fuochi ardevano nella pianura, e intorno a ciascuno cinquanta eran seduti, alla vampa del fuoco fiammante; i cavalli, mangiando l'orzo bianco e la spelta, ritti accanto ai carri, l'Aurora bel trono aspettavano. Tróon kaìonton purà phaíneto Ilióthi pró “dei Troi, che li avevano accesi, i fuochi lucevano ad Ilio davanti” Tróon, < *TroFon < *Trosos ‘dei Troi > Lici’, anziché ‘dei Teucri’ o ‘dei Troiani’; da confrontare invece con Trmmi-s-n/ Trmmi-le ‘di Licia’ < *TrFFi-s-n/-le; ma anche con la città di Tloo, e il suo derivato tlanna ‘di Tloo (originaria)’, meglio con il tirs. Tlesnal ‘di Tlesna (figlio) < *Tlessas’. La desinenza più arcaica del genitivo plurale -sas, ce la conferma il tirseno c-le-na-ras 'dei partoriti > figli', derivato dal gr. KÚ-o 'ho in grembo > genero', KO-le-ón 'organo generante', etr. CU-l()-sa-n()s 'dio della procreazione'; quindi va indicato come segue: *KE-le-na-sas > *KE-le-na-ram/ -rum, *KE-le-na-(s)an/ -on (-SAS > -ras > -rum > -um/ -on).
eke Trmmisn chssathrapazate Pig-esere Katamlah tideimi sennen-tepddehade Trmmile pddenehmm-is Iyeru se-Natrbbiyemi sey-Arn-na asachlazu Erttimeli mehntitubede… "Quando di *TriFFi-sn/ *Trii = Licia/ dei Lici era satrapo Pigesere di KataFla figlio, nominarono di *TriFFi-le/ Licia pritani Iyeru e NatrFFiyemi e della città guida Ertimeli elessero…"
Prestare attenzione alle desinenze -enzi/ -nza, -nta/ -nti, -ntari, -nzastar; ci confermano della frequente mia affermazione, che la lingua alla base dell'indoeuropeo arcaico, da cui si differenziarono le lingue successive, presentava la sequenza -sa, -sas, -sa-sa, -sa-sas, -sas-sa, -sas-sas…-si, -si-si, …-sa-si…..; solo innumerevoli alterazioni generarono la diversità, ma il modello, basta una seria indagine, riappare subito sotto qualunque varianza; come accadde per il latino, scomparve, ma non il modello complessivo, fornito alle grammatiche che da esso derivano. Si veda l'esempio di un testo ancora più arcaico, quello in lingua luvia. |